Quando mi è stato regalato questo manuale, ritrovato e salvato tra le cose di zia Angelina buttate nella spazzatura, i miei sentimenti sono stati di rabbia e di rammarico per tutto quello che era andato perduto, di dolcezza e tenerezza per quello scricciolo di zia dalle mani con mille virtù e dalla vita sfortunata che faceva dondolare i bambini più piccoli su un piede e recitava "Pisci palumbu jettalu in fundu, jettalu a mari mu si lu pigghja lu pisci cani".
Zia Angelina cucinava "u couscousellu" col brodo di gallina dal sapore inegualiabile. Si arrabbiava e sgridava i ragazzi quando si tiravano pietre rischiando di colpirla, mentre seduta sulla soglia della sua casa, sferruzzava con 5 o 6 ferri stupendi centri di pizzo, che poi inamidava e stendeva ad asciugare al sole. Tutte le sera insieme alla figlia andava alla fontana pubblica, a prendere l'acqua per bere e cucinare, con le bumbule (brocche di terracotta) perchè nei primi anni 60 ancora nessuno nella nostra contrada aveva l'acqua in casa.
Per non far morire una delle sue passioni ho imparato a fare il suo punto norvegese, conosciuto ai giorni nostri come ricamo Hardanger, fatto su tela dalla trama grossa con sfilature geometriche, un lavoro molto più facile di quello che può apparire.
Ed ecco le mie tendine!!!
cara Teresa mi ha emozionato leggere i tuoi ricordi di quando eri bambina così simili ai miei che ho la tua stessa età.Le tue tendine sono bellissime ,purtroppo io non so lavorare ilpunto hardanger anche se mi piacerebbe tanto saperlo fare. Complimenti per i tuoi lavori, un abbraccio Lucia
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