Per me il lino è associato a due racconti uno su zio Micu e l'altro ascoltato dalla voce di mio padre.
Zio Micu era il fratello maggiore di mia madre,
già da ragazzo aveva manifestato un carattere aggressivo e prepotente e come
tutti i maschi primogeniti degli inizi del '900 veniva trattato come un
principe, servito e riverito in famiglia.
Un giorno chiese alla madre di portargli il
lavamano con l'acqua calda, per farsi la barba, ma non lo era abbastanza per le
sue pretese e allora con insofferenza, per farle un dispetto, pulì la lama
affilatissima del rasoio nell'asciugamano di lino da lei ricamato e che gli
stava porgendo per asciugarsi e lo sfregiò tagliuzzandolo.
Tra i due non ci furono parole, solo sguardi. Di
sfida quello di lui, di amarezza e lacrime quelli di lei.
Uscita dalla stanza la nonna, per la pena e
l'umiliazione subita, si percosse ripetutamente in varie parti del corpo con le
palme aperte delle mani!
Il racconto di mio padre la prossima volta...
Una volta nel corredo della sposa non potevano mancare la rappresentazione del fico e della vite, in quanto il primo rappresentava abbondanza legata alla fertilità e quindi nascite e la seconda trasformazione, forza e capacità di adattamento (e chi più di una sposa del passato aveva bisogno di simboli che l'aiutassero ad affrontare una nuova vita?)
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