venerdì 25 gennaio 2013

Asciugamano di lino con bordo all'uncinetto




Per me il lino è associato a due racconti uno su zio Micu e l'altro ascoltato dalla voce di mio padre.
Zio Micu era il fratello maggiore di mia madre, già da ragazzo aveva manifestato un carattere aggressivo e prepotente e come tutti i maschi primogeniti degli inizi del '900 veniva trattato come un principe, servito e riverito in famiglia. 

Un giorno chiese alla madre di portargli il lavamano con l'acqua calda, per farsi la barba, ma non lo era abbastanza per le sue pretese e allora con insofferenza, per farle un dispetto, pulì la lama affilatissima del rasoio nell'asciugamano di lino da lei ricamato e che gli stava porgendo per asciugarsi e lo sfregiò tagliuzzandolo.
Tra i due non ci furono parole, solo sguardi. Di sfida quello di lui, di amarezza e lacrime quelli di lei.
Uscita dalla stanza la nonna, per la pena e l'umiliazione subita, si percosse ripetutamente in varie parti del corpo con le palme aperte delle mani!
Il racconto di mio padre la prossima volta...



L'asciugamano è di un lino tessuto circa 40 anni fa, con gli orli a giorno, ricamato a foglioline a punto erba e con un bordo all'uncinetto lavorato con del cordonetto n.40 della Dmc raffigurante la foglia di fico, il cui schema ho recuperato da un vecchio lavoro forse degli anni '20 o '30.
Una volta nel corredo della sposa non potevano mancare la rappresentazione del fico e della vite, in quanto il primo rappresentava abbondanza legata alla fertilità e quindi nascite e la seconda trasformazione, forza e capacità di adattamento (e chi più di una sposa del passato aveva bisogno di simboli che l'aiutassero ad affrontare una nuova vita?)


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